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Il manifesto della comunicazione non ostile

Leoni da tastiera e odio via social irrompono nel dibattito on line tanto che, secondo alcuni studiosi del settore, ne viene condizionato anche l’operato politico. Una recente ricerca, realizzata da Swg mostra come i principali obiettivi dell’odio siano i migranti (32%), seguiti subito dopo da politici (30%), gay (30%), donne (27%), minoranze (21%), musulmani (15%).

Un tentativo interessante per intervenire su questi due ultimi livelli è la proposta di Parole O_Stili, progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza nelle parole, che ha recentemente sviluppato e condiviso un “Manifesto della Comunicazione Non Ostile” composto da 10 principi. il risultato di oltre 250 proposte della Rete poi riformulate in 23 principi di stile e sottoposte a votazione online sul sito dell’organizzazione. I primi sei principi sono il risultato di questo processo, mentre gli altri quattro sono stati sviluppati dai 100 influencer – rappresentanti del mondo universitario, giornalistico e istituzionale – che hanno sostenuto il progetto dalle sue fasi iniziali.

Ecco i dieci punti redatti nel “manifesto della comunicazione non ostile”

Virtuale è reale. Dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.

Si è ciò che si comunica. Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.

Le parole danno forma al pensiero. Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.

Prima di parlare bisogna ascoltare. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.

Le parole sono un ponte. Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.

Le parole hanno conseguenze.So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.

Condividere è una responsabilità. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.

Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.

Gli insulti non sono argomenti. Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.

 Anche il silenzio comunica.Quando la scelta migliore è tacere, taccio.

paolo gabrielli

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